Un (in)solito itinerario.
Di Silvia Conticelli
Immaginate un giorno di aprile, forse il mese migliore per visitare Pechino. Sono le 5.00 del vostro primo giorno nella capitale e il fuso orario non vi fa dormire. Prendetela come un’occasione, la chance giusta per scendere dal letto e infilarvi nella prima metro direzione Tiananmen, dove vi aspetta la cerimonia dell’alzabandiera in quell’atmosfera quasi surreale delle (raramente) limpide mattinate pechinesi – sì, avete capito bene, voglio essere ottimista e dipingere una capitale soleggiata, ma non abituatevi troppo all’idea. Nel caso in cui foste già pronti a fantasticare su una piazza vuota e sulle pose migliori per la vostra foto di fronte al sorridente Mao, sappiate che siete lontani dalla realtà: Piazza Tian’anmen vuota è un simulacro, una speranza vana, un’illusione, soprattutto se si tratta di assistere all’alzabandiera e sì, anche se sono le 5 del mattino.
In ogni caso, godetevi ogni angolo di questa piazza così diversa, così poco occidentale, tanto grande da sembrare priva di confini e, quando ne sarete sazi, approfittate della vostra alzataccia per addentrarvi nella Città Proibita senza dover affrontare file chilometriche. Schivate le finte guide che tenteranno di farvi abboccare al loro amo con un perfetto inglese e una presunta conoscenza artistica ed entrate nel cuore dell’antico impero cinese, un po’ provato dai moderni restauri all’insegna della plastica. Ma se chiudete gli occhi e camminate tra i viali imperiali potreste facilmente immaginarvi tra i protagonisti del miglior Bertolucci de “L’ultimo imperatore”ed instantaneamente la plastica, il brusio della gente, l’aria poco salubre passeranno in secondo piano.
La strana magia della Città Proibita non riuscirà però a sostituirsi al cibo ed improvvisamente vi ricorderete che il vostro ultimo pasto risale all’indecifrabile riso con pollo azzannato in aereo.Ecco, è arrivato il momento di salire sulla prima metropolitana per raggiungere Gulou Dajie ed addentrarsi nel labirinto degli hutong, ovviamente solo dopo la foto di rito alla Torre del Tamburo. 74 Baochao Hutong è la destinazione che fa al caso vostro, dove troverete ad aspettarvi quella varietà infinita di jiaoziche solo Mr Shi’s Dumblings è in grado di offrivi e la giusta atmosfera per gustarli al meglio.
Superfluo dire che il sonno postprandiale non trova certo giovamento dal fuso orario e quale soluzione migliore per affrontarlo se non una pausa sulle sponde di Beihai, circondati dalla serenità del tai chi e da quell ’aurea quasi spirituale che sembra avvolgere gli alberi del Parco? Superata la siesta, il consiglio spassionato è quello di convincere i vostri amici a noleggiare un pedalò per godervi lo spettacolo del parco da un’altra prospettiva.
A questo punto, nonostante l’entusiasmo del primo giorno, sarete veramente stanchi e le vostre gambe inizieranno ad implorare pietà. È giunto decisamente il momento di scegliere uno dei locali che si affacciano sul suggestivo Houhai, ordinare il piatto che più vi ispira annaffiato da una buona Tsingtao e meditare sul percorso più breve per raggiungere la vostra stanza d’albergo.
La mattina del secondo giorno, carichi e pieni di energia, non potrete far altro che dedicare almeno quattro ore alla magia estatica del Palazzo D’estate, che è entrato di diritto nella top ten dei miei luoghi del cuore.
Ogni scorcio qui è un’emozione, la sensazione di essere al momento giusto nel posto giusto.
E per continuare la giornata nel più degno dei modi, nel pomeriggio non vi resta che virare verso il Tempio del Cielo. Qua, tra cinesi che vi chiederanno selfie, mamme intrepide che vi supplicheranno di fare una foto con il proprio figlio e altre rarità, forse vi innamorerete di quei colori che rimano con l’azzurro del cielo e sembrano squarciarlo, forse vi farete immortalare anche voi in pose hollywodiane per non dimenticare mai quel viaggio a Pechino.
La giornata non è ancora finita ed è finalmente ora di lanciarsi nella movida pechinese ed allora, credetemi, non c’è miglior luogo di Sanlitun, il quartiere modaiolo della capitale. Sanlitun è l’emblema della Pechino da bere, il luogo preferito dagli expats, è le luci del Four Seasons, i rooftop alla moda, la sensazione di poter ballare fino al mattino. Sappiate che molto probabilmente dopo una serata open wine vi ritroverete a mangiare baozi in qualche viuzzia laterale, in condizioni igieniche discutibili, ma con il vostro miglior sorriso stampato bene in faccia.
Il giorno seguente non riuscirete sicuramente a mettere il naso fuori dal vostro albergo prima di mezzogiorno e dirigervi verso l’art district per una boccata di arte contemporanea sembra un modo abbastanza radical chic per affrontare l’ hangover post serata.
Dopo un giro tra le gallerie arriva il dulcis in fundo, una rilassante passeggiata a wangfujing…tra gli scorpioni fritti. Luogo sicuramente non indicato per i deboli di stomaco, ma indimenticabile e così genuinamente verace da sembrare una trovata turistica. Che poi forse un po’ lo è, ma vi piacerà.
Vi piacerà esattamente come piace a me, come manca a me, che mentre scrivo questo articolo mi ritrovo a soffiarmi il naso e no, non è colpa del cambiamento climatico.
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