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La Diga delle Tre Gole: fatti e misfatti

Aggiornamento: 19 feb 2021

Di Silvia Conticelli


Ebbene sì, in questo pazzo pazzo 2020 anche la Diga delle Tre Gole è tornata a far parlare di sé. Tra luglio e agosto di quest’anno, infatti, le aree del Paese che sorgono sulle rive del Fiume Azzurro sono state interessate da piogge torrenziali che hanno portato all’inevitabile innalzamento del livello delle acque fluviali, causando alluvioni, distruzione e vittime.


La Diga delle Tre Gole si trova nella provincia cinese dello Hubei. La sua costruzione è iniziata nel 1994 e terminata nel 2006. [Fonte: CNN]

La schiera dei già numerosi detrattori dell’impianto si è ulteriormente allargata, sostenendo la tesi dell’inutilità della colossale opera nel limitare quanto più possibile i danni derivanti da questo tipo di eventi. Secondo quanto dichiarato dal Governo cinese fin dai primordi del progetto, la diga avrebbe dovuto costituire per gli abitanti delle zone in questione la “protezione perfetta” contro alluvioni di qualsivoglia entità. I 20, 5 miliardi di dollari di danni, assieme alle vittime e alle intere comunità costrette al dislocamento, dimostrano con certezza che l’impianto ha fallito ogni pretesa di perfezione, nonostante il ruolo cruciale attribuitogli dalle autorità governative.


Per evitare ogni accusa di imparzialità è cosa buona e giusta sottolineare che, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, la diga ha intercettato 18, 2 miliardi di metri cubi di potenziale acqua in esondazione, riuscendo anche a ridurre la velocità di salita del livello del fiume. Nell’ottica di una valutazione costi-benefici, questi dati non riescono nell’intento di giustificare la costruzione di un’opera costata alle casse cinesi ben 28, 6 miliardi di dollari.


Così appariva il 15 luglio 2020 la città di Shangrao, nella provincia dello Jiangxi. [Photo credits: Getty Images]

I fatti di questa estate appena trascorsa hanno dunque riacceso un dibattito che ha accompagnato, fin da subito, la costruzione di un’opera talmente mastodontica da essere visibile ad occhio nudo dallo spazio, secondo quanto dichiarato dalla NASA.

Con la realizzazione del progetto della diga delle Tre Gole il Governo cinese puntava, in primo luogo, a riuscire finalmente ad avere il pieno controllo sulle acque del Fiume Azzurro, da sempre croce e delizia del Paese, contemporaneamente fonte di prosperità e distruzione. L’idea della costruzione dell’impianto risale ai tempi di Sun Yat-sen, ripresa da Mao prima e da Deng Xiaoping poi, arrivando ad essere approvata nel 1992. L’approvazione non fu però unanime e alcuni tra i delegati presenti lamentarono una quasi totale mancanza di esposizione dei dettagli tecnici del progetto.

Nel libro “Yangtze!Yangtze!” – estremamente critico riguardo al progetto e censurato in Cina – l’autore, il giornalista e ambientalista Dai Qin, attribuisce queste parole al delegato della provincia di Jilin: “La maggioranza dei delegati non era stata completamente informata degli aspetti tecnici del progetto. Quindi, indipendentemente da come abbiamo votato, lo abbiamo fatto in modo cieco”.

La diga in azione [Photo credits: Web]

Il secondo obiettivo dichiarato dalle autorità governative cinesi riguarda la produzione di energia elettrica: la Diga, gestita dalla società China Three Gorges, è il più grande impianto al mondo in termini di capacità di produzione di energia idroelettrica (più di 22500 megawatt). L’impianto si inserisce quindi nel più ampio disegno cinese di ridurre al minimo il consumo di carbone, ancora protagonista indiscusso della produzione di energia nel Paese, aumentando contestualmente l’utilizzo di fonti rinnovabili. In questo senso, la Diga delle Tre gole ha sicuramente contribuito alla causa, ma probabilmente non al punto tale da poter essere definita come elemento determinante nella lotta al carbone, soprattutto se si considera il crescente ruolo dell’energia solare ed eolica, sicuramente meno costose in termini di impatto degli impianti.


Oltre a quanto descritto fino ad ora, ci sono almeno altre due considerazioni fondamentali che hanno animato il dibattito (e continuano a farlo). La costruzione dell’impianto ha avuto conseguenze devastanti in termini ambientali, causando frane e smottamenti e aumentando il rischio sismico delle aree circostanti e portando all’estinzione di molte specie di pesci che abitavano le acque del fiume.


Inoltre, più di 1,4 milioni di persone sono state dislocate altrove, con conseguenze spesso pesantissime per le loro vite. Secondo quanto riporta Nectar Gan in un articolo per CNN Style, i guadagni dei migranti dopo il dislocamento sono scesi del 20%, in quanto si tratta in larga parte di agricoltori costretti ad abbandonare le fertili rive del Fiume Azzurro per riprendere le loro coltivazioni in zone ben più aride.

Indipendemente dagli afflati propagandistici, la costruzione della diga ha portato con sé conseguenze non adeguatamente valutate, soprattutto in relazione ai costi sostenuti per la sua realizzazione e, con ogni probabilità, resterà al centro del dibattito tra il governo e la comunista ambientalista cinese e non.

Una cosa è certa però, se vi capita di fare un giro nello spazio, non dimenticate di lanciare un’occhiata verso lo Hubei!

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