Di Margherita Maestripieri
Le quattro cose che noi “bacchette” ci sentiamo dire più spesso quando si parla della Cina:
-“Wa la Grande muraglia”
-“Gnam gnam le Nuvole di drago..”
-“Oddio mangiano con le Bacchette quelli!”
-“Ah, aspetta, quell’esercito in terracotta…in una città chiamata Zi an, Si an?”
Tutte più o meno corrette anche se sapete oramai meglio di noi che il Paese del Dragone ha molte molte più cose da offrire.
Parliamo però di una scoperta molto importante del secolo scorso di cui noi non abbiamo ancora parlato: l’esercito di terracotta, in cinese 兵马俑.
In molti conoscono di fama il meraviglioso esercito di terracotta dell’imperatore Qinshihuangdi 秦始皇帝, il “povero” imperatore che, ahimè, a causa del suo nome un po’ difficile da ricordare per i non asiatici, viene spesso dimenticato. In realtà però si tratta di uno dei personaggi più importanti della storia cinese, nonché del primo degli imperatori. Perchè il primo?
Perchè i sovrani che lo hanno preceduto erano dei re, mentre lui si autoproclamò primo Imperatore della Cina; grazie a lui la Cina raggiungerà la massima espansione dei suoi confini e, nel corso del suo regno, verrà dato avvio a diverse riforme importanti, tra cui:
l’unificazione dei pesi e delle misure in tutto il regno,
l’unificazione dello scartamento assiale dei carri per migliorare i trasporti all’interno del paese,
l’unificazione della lingua scritta in uno stile chiamato “stile del sigillo”
Non male per essere solamente nel 221 a.C. no?
Tornando all’esercito di terracotta, non possiamo non ricordare che la scoperta di questa ottava meraviglia è avvenuta accidentalmente da un contadino di nome Yangzhifa nel 1974. Il contadino, divenuto famoso proprio per questa fortuna, rimase per anni all’entrata del museo a firmare autografi e a farsi fotografare.
La stima del numero delle statue è molto varia, si parla di 6000 statue tra soldati e cavalli, di cui però solo 2000 circa sono attualmente in esposizione. Le statue sono alte 1.8m circa e il loro peso è di circa 160kg. Un lavoro mastodontico che ha coinvolto 700 mila artigiani, richiedendo circa 40 anni di lavoro.
La parte a mio avviso più interessante della costruzione delle statue risiede nel modo in cui sono state realizzate: non vennero prodotte braccia e gambe in serie (ad esempio 1000 gambe, 2000 braccia) per poi essere assemblate, ma gli artigiani si divisero in gruppi per produrre nello stesso momento tutte le parti di una stessa statua. Perché questo? perché le parti d’argilla divise (braccia, gambe, busto, testa ecc) dovevano essere assemblate con la stessa percentuale di umidità affinchè durante la cottura non si staccassero. Geniale!
L’argilla una volta uscita dallo stampo e prima di essere cotta, veniva modellata a mano, sotto ogni stivale delle statue veniva inciso il nome dell’artigiano che ne aveva seguito l’esecuzione, in modo da rintracciarlo in caso di errori.
La particolarità dell’esercito non risiede solo nella sua quantità ma anche nella cura delle singole statue realizzate: non troverete doppioni, ogni statua possiede una propria acconciatura ed una propria armatura che corrisponde ad un rango preciso, delle proprie caratteristiche facciali, armi differenti (lancia, pugnale, alabarda) e addirittura le statue differiscono nelle gestualità. Le statue erano in realtà dipinte, oggi le vediamo senza colore a causa del contatto con la luce e con l’ossigeno che ne hanno fatto evaporare ogni traccia; si sta cercando di trovare una tecnica per mantenere il colore.
L’importanza storica di questo ritrovamento per gli storici è stata quella di riuscire finalmente a riscostruire e ad accertare lo schieramento militare dell’epoca, includendo anche lo stile e il tipo di armature utilizzate.
Photo credits: Chinahighlights
Una parte dell’esercito si trova ancora sottoterrra, come la tomba dello stesso imperatore, non ancora “profanata”. Il primo motivo di questa scelta risiede nella tradizione cinese, che ha un grande rispetto per i defunti ed aprire una tomba sarebbe un gesto poco rispettoso nei confronti dell’imperatore. L’altro motivo è dovuto al fatto che la tomba si troverebbe a profondità notevoli e sarebbe rivestita di bronzo e mercurio, (un materiale molto tossico che al tempo di Qingshihuangdi era considerato l’elisir dell’immortalità) per cui si si aspettano nuove tecnologie in grado di aprirla senza intaccarne il contenuto.
La domanda che penso vi sia frullata nella testa, come è frullata anche a me, è: ma perché costruire un esercito così grande e così realistico, formato uomo? Che bisogno c’era?
L’esercito di terracotta non è nient’altro che un mingqi明器 “oggetto degli spiriti”, un oggetto creato appositamente per essere sepolto! I cinesi dell’epoca, fino ad arrivare alla dinastia degli Han Occidentali (206 a.C.-9 d.C.) che credevano in una vita nell’aldilà, realizzavano questi oggetti per il defunto, in modo che potesse utilizzarli nella nuova vita post mortem. In questo caso l’esercito sarebbe servito all’imperatore per combattere i propri nemici anche nell’aldilà, per questo motivo le statue sono state sepolte in piedi; come avrebbero potuto difendere l’imperatore se fossero state posizionate orizzontalmente?
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